Dopo aver raccolto e conservato per oltre cinquant’anni il materiale documentario – e dopo aver invitato un’ampia gamma di testimoni a dire la loro –, Ignazio Maria Gallino, nella doppia veste di autore e di editore, pubblica un’opera monumentale dedicata al periodo 1965-1985 Vent’anni di controcultura (Milano, 2016, pp. 908, € 180,00). Si tratta di mille pagine che – scevre da interpretazioni – rendono giustizia ai tanti protagonisti dell’unico momento del secondo Novecento in cui la cultura vigente – nel suo senso più ampio, comprensivo degli stili di vita, del sapere, della manutenzione dei corpi e delle loro relazioni, degli oggetti d’uso e dei segni che caratterizzavano gli ambienti stessi – è stata sottoposta ad una critica radicale.
Due i punti delicati sui quali Gallino ha dovuto effettuare le sue scelte: la periodizzazione e la categorizzazione del punto di vista da cui guardare gli eventi. Per quel che concerne il primo problema, va detto che da qualche parte occorreva pur cominciare – e poi finire; è ovvio che la matrice di certi comportamenti vada ricercata ancora prima – si pensi alla “gioventù bruciata” degli anni Cinquanta, al rock, ai “giovani al doppio gin”, ai bluson noir, alla “nouvelle vague” ed all’evoluzione dei costumi sessuali postbellici -, ma è altrettanto ovvio che, nel proprio lavoro, uno storico deve pur porre delimitazioni. Forse, nel volume, una premessa in tal senso non sarebbe stata inutile. Per quel che concerne l’uso del termine “controcultura”, anche qui, si tratta di capirsi. Da un lato, resta il fatto che la categorizzazione è già stata utilizzata in ambito di storiografia – per esempio da Pablo Echaurren e da Claudia Salaris – e, dall’altro, resta l’ampiezza della sua designazione – la cultura intesa come l’insieme delle pratiche con cui gli esseri umani risolvono i propri problemi. Che da ciò rimanga fuori gran parte dell’ambito multiforme e ricchissimo delle arti – fatto comunque da considerare – è la conseguenza di una scelta metodologica e, come tale, comprensibile.
Va da sé che a quei mutamenti abbiano contribuito non poco le avanguardie artistiche – letterarie, pittoriche, plastiche, musicali, cinematografiche, senza dimenticare il design -, ma va anche da sé che se quelle evoluzioni hanno potuto usufruire di fior di storiografia (e anche di fior di autorappresentazioni), non è il caso di quanto raccontato dalla miriade preziosa dei documenti raccolti da Gallino – mai cementati così per qualità e per quantità.
Oltre al sottoscritto, al volume hanno contribuito Alessandro Bertante, Italo Bertolasi, “Bifo”, Riccardo Bertoncelli, Guido Blumir, Franco Bolelli, Antonio Caronia, Gianni De Martino, Beppe De Sarlo, Pablo Echaurren, Matteo Guarnaccia, Gigi Marinoni, Giancarlo Mattia, Lea Meandri, Gianni Milano, Primo Moroni, Andrea Pasquino, Marco Philopat, Giorgio Pisani, Fernanda Pivano, Franco Quadri, Angelo Quattrocchi, Lidia Ravera, Edoardo Re, Marisa Rusconi, Franco Schirone, Andrea Sciarné, Clara Sestilli, Gianni E. Simonetti, Vincenzo Sparagna, Myriam Sumbulovich e Andrea Valcarenghi.
Felice Accame